Gubbio, Province de Pérouse, Italie
Gorge de la Bottaccione
Longueur | 1.5 km |
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Gain de Hauteur | 219 m |
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Pas | 2000 |
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Rivière
Vues panoramiques
Fleurs sauvages
Montagne
Site historique
Lieu calme
Grotte
Cascade
Signal absent/faible
Détails de l'itinéraire
Gorge de la Bottaccione est un itinéraire 1.5 km (2 000pas) localisé près de Gubbio, Province de Pérouse, Italie. Cet itinéraire a un gain de hauteur autour de 219 m et est classé difficile. Trouvez plus ditinéraires comme celui-ci sur lApp Pacer.
Percorso stretto e tortuoso, con pareti di roccia a strapiombo, a cui si aggrappano un audace acquedotto medievale e il trecentesco eremo di Sant’Ambrogio, la Gola del Bottaccione è una profonda incisione del terreno, con pareti verticali tra il monte Ingino e il monte Foce, detto anche monte Calvo; deve infatti la sua origine all'azione erosiva esercitata negli ultimi due-tre milioni di anni dal torrente Camignano, che ancora oggi scorre a fondo valle. Bottaccione significa grande bottaccio, ossia una diga, un grande bacino artificiale di raccolta delle acque ottenuto dallo sbarramento del torrente Camignano. La singolarità dell'invaso è che non si tratta di un'opera recente, ma di una diga contemporanea all'antico acquedotto medievale, attribuito al maestro eugubino Matteo Gattapone, che pure corre lungo la Gola: due opere di grande ingegneria.
Le rocce del Bottaccione costituiscono una sequenza stratigrafica completa, originale e ordinata: abbracciano parte del Giurassico, tutto il Cretaceo e gran parte dell'era Terziaria.
Le diverse forme di fossili che si trovano nelle rocce hanno permesso così lo studio delle condizioni ambientali in cui le rocce stesse si sono formate. Ecco perché la Gola del Bottaccione è anche chiamata "archivio della Terra". Il sito geologico è diventato famoso in tutto il mondo negli anni Settanta, quando un geologo americano, Walter Alvarez figlio del premio Nobel per la fisica Luis Álvarez, e Frank Asaro misurarono in alcuni livelli geologici, risalenti al limite K/T scoprì che uno strato di roccia presentava un'altissima concentrazione di iridio, metallo raro sulla terra ma presente nello spazio. Questa scoperta portò alla formulazione dell'ipotesi più plausibile, e cioè che la terra fu colpita da un grosso asteroide che nell'impatto avrebbe prodotto un enorme cratere (150200 Km di diametro), distruggendo interi ecosistemi e portando all'estinzione di tutti gli animali che erano direttamente legati a tale vegetazione; tra questi i grandi dinosauri che dominavano la terra da milioni di anni. Solo gli organismi meno specializzati riuscirono a sopravvivere. Si può quindi affermare che grazie a questo sito geologico è stata trovata la causa che determinò l'estinzione dei dinosauri. Le foto mettono in risalto il limite K/T ad iridio, il passaggio, nelle successioni stratigrafiche, tra Cretacico e Cenozoico (la lettera K è l'abbreviazione normalmente usata per il Cretacico, mentre la T fa riferimento al Terziario) ricco come già detto di Iridio. L'iridio è normalmente piuttosto raro nella crosta terrestre in quanto, essendo un siderofilo, è precipitato con il ferro nel nucleo terrestre nelle prime fasi di formazione della Terra durante la differenziazione planetaria. È invece abbondante negli asteroidi e nelle comete e ciò condusse il gruppo di Álvarez ad ipotizzare che la traccia minerale recasse testimonianza dell'impatto tra un asteroide e la Terra, che avrebbe determinato la transizione tra Cretaceo e Paleocene.
[Ricerche successive identificarono nel 1990 il cratere di Chicxulub sulla costa dello Yucatán, in Messico, come quello corrispondente alle indicazioni; questo cratere ha infatti un diametro di circa 180 chilometri, in linea con i calcoli precedenti. La forma e la localizzazione del cratere indicano altre cause di devastazione oltre alla nube di polveri. L'impatto dell'asteroide sulla costa deve aver provocato giganteschi tsunami, testimoniati da numerose tracce nella costa Caraibica e nell'est degli Stati Uniti. L'asteroide impattò in uno strato di gesso (solfato di calcio) che provocò un aerosol di anidride solforosa il quale, oltre ad oscurare la luce del Sole, provocò ingenti piogge acide che risultarono letali per la vegetazione, il plancton e gli organismi che costruiscono un guscio calcareo come i molluschi. Si calcola che ci vollero più di dieci anni perché gli aerosol si dissolvessero].
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